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I due nuovi organi del Duomo
di Massimo Di Gesu



il conderto in Duomo
Il concerto in Duomo
La bellezza, eludendo la fallacia del raziocinio e della volontà, permette all'uomo di vedere oltre la soglia di quel mistero che è l'essenza del problema della fede: è questo sostanzialmente il pensiero espresso da mons. Leopoldo Gariboldi, arciprete del Duomo di Monza; parole che sono state il sostentamento ideale che ha nutrito il progetto (coordinato dal M° Giovanni Barzaghi, direttore musicale della Cappella) che, nell'ambito di una riconfermata basilarità della musica nella tradizione del Duomo monzese, ha condotto, proprio nel 50° anniversario dell'ordinazione del prelato di cui sopra, all'inaugurazione di due nuovi organi costruiti dalle prestigiose ditte Zanin e Metzler.
Questo traguardo è stato celebrato con un concerto tenutosi martedì 10 giugno in quel Duomo che, novello scrigno di queste due nuove e preziose acquisizioni, in quest'occasione s'è ulteriormente arricchito di un attento quanto nutrito pubblico.
Protagonisti della serata sono stati gli organisti Lorenzo Ghielmi e Paolo Crivellaro, musicisti di rara perizia strumentale oltre che internazionalmente noti studiosi di problematiche inerenti alla letteratura ed alla storia dell'organo.
Il concerto è stato strutturato in maniera da evidenziare le prerogative meccanico-stilistiche dei singoli strumenti e le potenzialità della loro particolare disposizione nello spazio: l'organo meridionale (costruito da Zanin), concepito in base a criteri tecnici tardo-rinascimentali, si trova infatti sul lato destro della navata centrale, mentre il settentrionale, concepito più specificamente per il repertorio successivo, lo fronteggia sul lato sinistro. Vi è poi un altro strumento che affianca il meridionale -e di dimensioni inferiori a quest'ultimo- le cui caratteristiche d'intonazione e timbrica lo rendono ideale 'interlocutore' dell'organo settentrionale.
L'esordio del concerto è quindi affidato all'organo meridionale, da cui Paolo Crivellaro, nell'interpretazione di un'antologia di brani del primo barocco, trae sonorità di immaginifico virtuosismo coloristico: nella teoria di primizie che vengono offerte al pubblico (in cui figurano due brani di H. Scheidemann -1596/1663- ed una Toccata di Claudio Merulo -1533/1604-) si distinguono per particolare suggestività una Bergamasca di S. Scheidt -1587/1614- dall'acidula, talora quasi metallica veste timbrica; una modernità ancor più palpabile negli ardimenti delle Consonanze stravaganti di Jean de Macque -1550/1614- che rivelano il compositore fiammingo nelle sue qualità di forbito armonista e sagace elaboratore delle influenze gesualdiane.
A questa sezione solistica del programma, segue un gruppo di tre brani contemporanei ai precedenti che, giovandosi dei talenti congiunti dei due organisti, sfruttano l'opposizione dell'organo settentrionale e dell' "organetto per suonare a 2" in maniera da creare soggioganti effetti di contrasti di masse sonore sulla scia di quella che era la pratica dei "cori battenti", consolidatasi in particolare nella Venezia dei Gabrieli: ed infatti proprio di Giovanni Gabrieli era il magniloquente Jubilate Deo a 10 che apriva questa serie di lavori in cui figuravano anche la Canzon 'la Lucchesina' a 8 di Giuseppe Guami e la Toccata Cleopatra a 8 di Aurelio Bonelli.
In conclusione Lorenzo Ghielmi compie un salto in avanti di un secolo, proponendo dell'aureo J. S. Bach i preludi-corale BWV 731, BWV 645, e BWV 659 in una mesmerizzante lettura in cui il virtuosismo tecnico è fecondato da un'attenta calibratura del respiro fraseologico. Culmine di questo omaggio al Kantor di Lipsia è l'esecuzione della monumentale Toccata-Adagio-Fuga in Do Magg. BWV 564: un brano la cui lussureggiante ricchezza drammaturgica (già motivo d'ispirazione d'una relativa trascrizione pianistica ad opera di Busoni) è stata vitalizzata in un'interpretazione di vigorosa organicità tensiva.
Corollario fuori programma, seguito ai calorosi applausi che hanno accompagnato le tre sezioni appena descritte, è stata una Sonata per due organi di Zucchinetti (che, nel XVIII secolo, fu fra i tanti e prestigiosi maestri di cappella di cui il Duomo di Monza vantava già una ragguardevole tradizione, che si andrà perfino ulteriormente nobilitando nelle fasi successive della sua storia).
Epitome inequivocabile del pensiero di mons. Gariboldi, non si può che auspicare che questo concerto divenga il primo di una memorabile serie in cui la musica possa fecondare delle sue promanazioni una cittadinanza che s'è mostrata simpateticamente reattiva nel coglierne ed apprezzarne i benefici.
Si segnala quindi il concerto organistico-corale in Duomo del 24 giugno alle 21, come ulteriore occasione in cui compenetrarsi di queste spiritualmente balsamiche essenze.

Massimo Di Gesu


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  14 giugno 2003